venerdì 29 aprile 2011

CI SIAMO...

Dubbi, paure, sospetti, è tempo di lasciarsi tutto alle spalle, quel che è fatto è fatto e se ci sono stati errori nella preparazione ormai è impossibile porvi rimedio in questi due giorni, quindi bando alle ciance e si dia inizio all'azione vera e propria. In questi due mesi ho seguito una preparazione tutta improntata sul raggiungimento di massima forma per questa mezza maratona, e finora, defiance di Ploaghe a parte per i motivi che non sto a ripetere, mi ha dato ottimi risultati, perlomeno per distanze che arrivano fino ai 14 km, ora vedremo come mi comporterò sulla 21,097 km. Tattica di gara, passare il primo km tra i 3'45" e i 3'48" per impostare un ritmo tranquillo, poi rilevare un tempo attorno ai 38' al 10° km e cercare di mantenere la stessa andatura costante nella seconda metà della gara, sfruttando al massimo i ristori per non avere scompensi. 

Quanto alla manifestazione, i nomi Currichisimagna e Podistica Sassari sono una garanzia di successo, un vero peccato per chi non si è iscritto. 350 persone al via, che in Sardegna è un numero importante, più si attende qualche centinaio di persone per la non competitiva di 5 km, in gara i migliori atleti sardi, ma anche runners provenienti dalla penisola. Non ho velleità di arrivare al podio assoluto, ovviamente, troppa gente con personali da spavento, ma punterò almeno a quello di categoria, che conta un bel gruppetto, stavolta.

lunedì 25 aprile 2011

29^ SASSARI OSILO, 13,9 KM - 56'11"

4'03" di media. Fosse un'altro percorso, l'avrei presa come una gara fatta malissimo, ma la Sassari-Osilo non permette certo di considerare attendibili le medie al km, tanto è vero che le persone che mi precedono direttamente in classifica (stavolta 9° assoluto, 1° di categoria), sono circa le stesse di Olbia, e i distacchi non sono molto dissimili. Quella che vedete qui sopra è una parte della salita finale di circa 3 km, con pendenze del 17%. Ho sentito  i quadricipiti femorali letteralmente bruciare come quando facevo squat con 140 kg sulle spalle, nel tentativo di riprendere il gruppetto che avevo davanti, ma invano, pur accorciando il distacco.
La giornata si presenta piovosa e fredda, insolita in un'aprile che è stato quasi estivo, decido quindi di mettere almeno i guanti, visto che ho sofferto il freddo nel lungo di sabato sotto la pioggia. Al via poco più di 60 persone, comprensibile per svariati motivi: pasquetta, condizioni meteorologiche scarse e... bè, c'è un altro motivo, ma lo tengo per me. Sto cominciando a incontrare persone che hanno letto il mio blog, e qualcuno se l'è presa per qualcosa che ho scritto, quindi d'ora in poi niente polemiche. Indipendentemente dalle motivazioni, la Sassari-Osilo è una gara che comunque non voglio perdere, un pò per i motivi che ho spiegato in precedenza ma anche e soprattutto perché si tratta di un percorso molto duro e molto pesante. Al via c'è anche un "mostro" dal personale di 13' nei 5000 m, naturalmente vincerà lui.
La partenza è una lunghissima salita che parte da Piazza d'Italia e attraversa tutta la Sassari alta, per poi uscire in direzione Osilo per circa 2 km. La pendenza è già abbastanza dura, ma non sarà nulla in confronto al finale. Già in questa prima parte però si prendono i riferimenti: sono nella stessa identica situazione di Olbia, corro da solo inseguendo il gruppetto che ho davanti, mentre dietro non c'è praticamente nessuno che potrebbe darmi una mano per tentare l'abbordaggio. Fa niente, uno lo recupero e nelle salite cerco di allungare, ma nelle discese perdo sempre qualcosa da chi ho davanti, sarà il solito tira e molla, e la mia posizione non cambia. Per fortuna i rifornimenti sono abbondanti, anche se quello che veniva chiamato "integratore" al 10° km era acqua con un vaghissimo sentore di limone. Cambiamo fondo stradale, che diventa sterrato, e qui mi diverto tanto, quasi non sento la fatica. Nel finale di questa gara bisogna sempre, e dico sempre, arrivare con benzina in corpo. Per fortuna sembra che la spia di riserva non si accende, quindi inizia la scalata. Ed è proprio una scalata nel vero senso della parola, che non finisce più. Persino quelli che ho davanti a me calano vistosamente il passo fin quasi a camminare, nonostante tutto recupero ancora qualcosa, ma non abbastanza da prendere altre posizioni, e arrivo finalmente al traguardo.
P.S., un grazie a Davide e ai suoi genitori per le foto, e anche per il passaggio :-)

giovedì 21 aprile 2011

SO LONG...

Mentre l'atletica da il suo addio a una delle grandi protagoniste mondiali, un ragazzo come noi, che sognava di fare la maratona, la sfida per eccellenza che lega tutti i runners, purtroppo ci lascia ancora giovane. Ha tagliato il traguardo della Milano City Marathon, ma dopo sei giorni di ricovero il suo cuore ha ceduto. In questi casi molti grideranno facilmente allo scandalo, che lo sport estremo non fa bene, che queste cose non accadrebbero se eccetera eccetera, ma sono tutte le solite scuse per rimanere inchiodati al proprio divano. Che senso ha vivere se non ci poniamo degli obiettivi, se non affrontiamo le sfide che ci mettono alla prova? Paolo ha voluto con tutte le sue forze affrontare una sfida, e sicuramente mentre correva si sentiva felice di far parte di qualcosa di straordinario.

Addio, Paolo, come tuo collega runner per caso, continuerò a correre anche in tua memoria. Non ci conoscevamo, ma noi runners siamo tutti della stessa famiglia.

martedì 19 aprile 2011

LUNEDI' SFIDA CONTRO IL PASSATO

Contro il parere di mia moglie, che comprensibilmente mi fa notare che lunedì sarebbe festa, non posso mancare alla 29° Sassari-Osilo, una gara abbastanza massacrante perchè si snoda su un percorso di circa 14 km prevalentemente in salita, con l'ultimo tratto davvero terribile (per come me lo ricordo). Il motivo per cui voglio farla è una sfida a quello che ero. Anni fa in un ritorno di fiamma alla passione della corsa, mi ero iscritto come non competitivo a questa gara, nonostante fossi già in condizioni disperate: avevo smesso di correre da almeno 4 anni, attività fisica zero, alimentazione scorretta ma soprattutto tanti pacchi di sigarette avevano già asfaltato i miei polmoni. Vi basti sapere che soffrivo come un cane per ogni metro percorso, ed è stata un'agonia totale fino al traguardo, desiderando di fumare a più riprese. Ero in condizioni che più pietose è difficile trovarle, nonostante dietro di me avessi comunque numerosi corridori messi evidentemente peggio, e quell'esperienza mi segnò profondamente, facendomi accantonare completamente l'idea di correre, almeno fino all'anno scorso. Al traguardo facevo fatica a vedere chiaramente, e mi sentivo svenire (non mi sono MAI ritirato da una gara, per quanto fossi in condizioni disperate, per cui finii anche quella), mi avvicinai barcollante ai ristori finali dove trovai della cioccolata calda. Ne bevvi come fosse acqua, non ricordo neppure quante volte mi feci riempire il bicchiere, so solo che smisi quando sentii la pancia esageratamente gonfia. Appena mi sentii un pò più umano, mi accesi una sigaretta provando un'irresistibile voglia di essere a casa sdraiato sul mio divano, altro che correre. Il pensiero che nonostante le condizioni misere ero comunque riuscito a fare 14 km non mi rallegrò per nulla, e ci misi una pietra tombale sopra.

Lunedì tornerò su quella strada e scoperchierò quella pietra.

domenica 17 aprile 2011

XXIII STRAOLBIA, 8,43 KM, 29'20"

Mi ci voleva proprio una gara come quella di Olbia per cancellare l'incubo di Ploaghe. A parte la distanza, per me più familiare, c'è da dire che non c'è stata alcuna sbavatura da parte degli organizzatori della manifestazione, ai quali va il mio grazie. Gli stessi a dicembre saranno impegnati in un'impresa ben più ardua, la gestione di una maratona, ma le cose fatte vedere oggi lasciano ben sperare, soprattutto per la buona riuscita della mezza maratona dello scorso anno. Ho visto e sentito io stesso chi presidiava le vie mandare al diavolo alcuni automobilisti imbecilli che volevano passare a tutti i costi, ma davanti a tutto è passato il concetto che la sicurezza dei corridori ha la priorità assoluta sull'imbecillita altrui, e di questo non posso che essere grato a chi ha tenuto duro nonostante gli insulti.

Un bel percorso, fatto per essere affrontato tutto d'un fiato, pena ritardi mostruosi dai gruppi di testa. Nomi importanti dell'atletica sarda al via, richiamati non tanto dal montepremi in denaro, quanto dall'importanza che negli anni la manifestazione si è guadagnata, a ragione, aggiungo io. Visto il livello, l'unico scopo della mia corsa è cercare risposte positive dalle mie gambe, che oggi non mi abbandonano e anzi mi rimproverano di non averle sollecitate un pò di più. La partenza è sprint, due si staccano subito da tutti, segue un gruppetto, e un altro più sfilacciato. Il mio problema è che non ci sono miei parigamba, al solito, quindi rimango a metà strada tra gli atleti che lottano per il podio assoluto e quelli dietro. Praticamente, tutta la gara a inseguire il gruppetto che ho davanti, che si avvicina e si allontana da me a seconda che il percorso sale o scende. L'effetto è che al 3° km passo in 10'10", un pò troppo al di sopra delle mie possibilità, ma non sembro cedere terreno, anche perché pure loro sono umani e rallentano. Imposto un ritmo più tranquillo e mi concentro sulla mia corsa senza pensare ad altro, al 6° km recupero una posizione, poco prima dell'ultimo tratto ne recupero un'altra, subito persa, arrivo in volata senza però recuperare altro. Buone sensazioni, una ventata di ottimismo rispetto a sabato scorso, anche perché sono arivato vicinissimo a due atleti che nella mezza maratona hanno dei buoni personali.Vedremo nella prossima gara come starò alla vigilia della mezza dell'Asinara. Sarà un test niente male: 14 km prevalentemente  in salita da Sassari verso Osilo. Di questa gara ho un bruttissimo ricordo, ma questa è un'altra storia.

lunedì 11 aprile 2011

MARATONINA DI PLOAGHE - 21,097 KM - 1h28'03"

Male, molto male. Toppato alla grande, urge una correzione urgente, e urge sorpattutto rivedere tempi e modi di allenamento. Una disfatta di Caporetto senza appello nel mio esordio nella mezza maratona, causa una concomitanza di fattori che si sono abbattuti su di me in questa gara che alla fine si è trasformata in una semi-pagliacciata, anche se questo non ha influito in maniera particolare sul fallimento dei miei obiettivi di questa mezza. La maggior parte delle colpe infatti le attribuisco esclusivamente a me, anche se non sono mancati fattori esterni che mi hanno fatto girare i gioielli di famiglia. Bocciatura senza appello non solo alla mia prestazione, ma ai giudici della Fidal Sardegna, che in questa occasione si sono dimostrati disorganizzati, noncuranti della mole di lavoro che una mezza maratona comporta e soprattutto inspiegabilmente incompetenti. E bocciatura anche per chi ha organizzato questa gara, che spero si ravvedano in caso dovessero cimentarsi nuovamente in imprese simili. Ma andiamo con ordine.
La giornata si presenta praticamente estiva: esco di casa per andare a Ploaghe che il termometro segna 28°. Praticamente, Luglio inoltrato. La partenza prevista alle 16:00, scelta in una previsione di normale primavera, si rivelerà molto penalizzante, anche per motivi che spiegherò più avanti. Ma non c'è problema. Mi sento un pò stanco e dolorante dai carichi settimanali, ma confido che il mio corpo sappia reagire proprio in virtù degli allenamenti fatti, sarà purtroppo una scommessa persa. Parto dunque di buona lena, cercando un ritmo congeniale agli obiettivi che voglio raggiungere. Nonostante il primo tratto sia in salita (e neanche leggera, al contrario di quanto dicesse il programma), passo il 1° km in 3'48", bene mi dico, devo rallentare un pochino ma tutto sommato mi sento niente male. Qui inizia un piccolo problema. La salita non finisce più. Dalla partenza dello stadio fino a quasi il terzo km siamo sempre in pendìo, qualcuno comincia giustamente ad ansimare, avendo confidato come me nel piccolo tratto in salita pubblicizzato dagli organizzatori, quando poi si scollina si capisce un'altra verità abbastanza inattesa, il circuito cittadino da ripetere 5 volte non è "all'incirca in piano" come detto nella locandina, bensì un percorso metà in salita abbastanza dura e metà in discesa con la stessa pendenza. E qui son dolori. Ma non mi perdo d'animo, finché non arriviamo al "rifornimento". Bicchieri di carta semipieni d'acqua, il cui contenuto inevitabilmente si perde gran parte sull'asfalto all'atto di prenderlo in mano. La sete e l'arsura ci accompagneranno dunque per tutti i 21 km, e con l'inattesa estate non è un bel vedere. Qualcuno si ritira già al 10° km, tra questi anche un atleta di Ploaghe promettente della categoria Juniores che era partito ottimisticamente insieme al gruppo di testa. La mancanza d'acqua comincia a farmi desiderare di andarmene a casa, la gola perennemente secca e i tavoli con i bicchieri di carta sempre più lontani, dai quali comunque riusciamo a ricavare ben poco, ma cerco di resistere stoicamente. Passo ai 10 km in 38'50", mi sento ancora bene e la proiezione è abbastanza ottimistica, nonostante la sete, più avanti prevederò di poter finire abbastanza agevolmente tra gli 82' e gli 84', che non sarebbe male considerate le condizioni. Finché tengo un passo che mi proietta sotto i 4' al km, mi dico, sto andando bene. 
 Un atleta che avevo battuto ad Ozieri mi affianca e mi sorpassa con passo spedito, stupito mi accodo e aumento un pochino l'andatura. Più avanti scopro l'altarino: prendendo scorciatoie, ogni km e mezzo un suo amico lo inseguiva e lo incitava dandogli ogni volta una bottiglietta d'acqua. Non fossi così stanco mi avvicinerei al tipo per prenderlo a calci nel culo, ma lascio perdere anche il passo di quell'atleta, rischierei la disidratazione. I problemi iniziano dopo. Giunto al punto in cui i giudici di gara comunicano agli atleti quanti giri del percorso mancano, questi mi dicono "ultimo giro". Guardo l'orologio e capisco che c'è qualcosa che non va. Dovrebbe mancarne almeno un altro, questo dubbio mi distoglierà dalla concentrazione per tutta la durata del giro, pensando a due possibilità: o i giudici hanno sbagliato oppure prima di tornare alla pista di partenza bisogna fare un giro diverso. Non capisco, e inizio a rallentare cercando di carpire qualche indizio, ma i miei compagni di viaggio sono spariti, davanti a me ci sono solo doppiaggi e dietro di me quelli che ho doppiato. La mazzata arriva nel punto in cui il giro precedente erano appostati i giudici: non c'era più nessuno. E qui inizia il panico. I riferimenti spariscono insieme ai giudici, non si vede più nessuno a indicare la via, niente di niente, qualche macchina sfuggita ai controlli rischia di metterci sotto, cerco qualche spiegazione da chi presidia le vie, per risposta mi trovo solo spallucce, mi fermo, provo a chiedere, nulla, mi giro e sbatto su una macchina parcheggiata, lì crollo totalmente. Riparto che ormai non tengo più neanche il ritmo di quelli che stavo doppiando, crollando in quello che mi sembra un 5'/km. Con lenta agonia mi trascino per il misero bicchiere di carta con poca acqua generosamente offerto dagli organizzatori, e ritorno al punto in cui dovevano, qualche secolo addietro, esserci i giudici per indicare agli atleti dove dirigersi: solo fantasmi. Non capisco più nulla, provo a seguire le frecce quando vedo qualcuno doppiato cambiare strada e andare verso il campo, ed ecco svelata la pagliacciata. In assenza di giudici, qualcuno pensava bene autonomamente di decidere quando la gara fosse finita e tornare al campo, dove nel frattempo i giudici stavano prendendo i primi arrivi. Con il morale sotto le scarpe e in un'agonia ancora peggiore di prima capisco allora che devo scendere pure io, che i giri li ho fatti tutti, e mi ritrovo a sorpassare un sessantenne che probabilmente poi sarà molto stupito di vedere il proprio tempo. Ma nonostante la strada verso il campo si in discesa, sono completamente inchiodato in un ritmo che con tutta probabilità si aggira intorno ai 5'30" e i 6' al km, se non peggio. Mi sorpassa Davide, che andrà a fare un ottimo tempo di 1h25', e mi sorpassa anche un altro amico di Nulvi, entrambi saranno tra i primi 15, mentre io faccio l'ultimo km in 7' circa, maledicendo i giudici ad ogni passo.

Ora, non mi resta che completare la preparazione, con le dovute cautele, alla mezza maratona dell'Asinara del 1° maggio, decisamente migliore sia sotto il profilo del percorso sia sotto il profilo dell'organizzazione. Per il momento lascerò da parte l'obiettivo di scendere sotto l'ora e venti, mi sono reso conto che per il momento non ne sono in grado, farò la mezza dell'Asinara cercando di capire due cose: come gestire meglio la corsa lunga e se è il caso di aumentare i carichi o prevedere un recupero migliore tra gli allenamenti. Decisamente negli ultimi giorni prima della gara non ho avuto proprio sensazioni positive, e questo devo segnarlo come qualcosa che non va.

Per ora non mi resta che leccarmi le ferite e smaltire la delusione.

mercoledì 6 aprile 2011

UN ANNO...

Mi sembra incredibile, eppure è già passato un anno. 365 giorni dal mitico  "Day One" in cui decisi di dare seguito al proposito, sempre rimandato, di rimettere in moto il mio fisico martoriato da cibi grassi e sigarette cancerogene, cercando di tirare fuori almeno una parte di quello che ero un tempo, ovvero un atleta. E dire che quell'atleta è riemerso quasi tutto, oggi, a giudicare dalla visita medica sportiva recente, dove alla mia domanda (naturale, per un ex fumatore da 2/3 pacchetti al giorno) se avessi smaltito il mio passato di stravizi, il medico mi dice che la funzionalità polmonare gli risulta normalissima. Ormai quello che ricordo del tabagismo non è più il piacere della sigaretta tra le dita e il gusto dolce in bocca della leggendaria sigaretta del dopo caffè, che per un fumatore accanito rappresenta l'unica che ancora conserva una parvenza di gusto, bensì gli incubi mattutini dei polmoni che rantolavano raschiando un catarro che non pareva mai esaurirsi. Non ho alcun rimpianto di quei giorni. Risolto il problema tabacco, però, persisteva e si faceva sempre più pesante quello della sedentarietà e della fiacchezza. L'atleta che ero a 18 anni pareva completamente sparito, sigaretta o meno, e sembravo un panzone qualunque che ansimava su 3-4 scalini, mentre la mia fida tavola da surf da ben 7 piedi e 6 faceva sempre più fatica a tenermi a galla, e francamente in spiaggia non facevo proprio la figura da Baywatch, con le protuberanze di grasso che bombavano la muta facendomi assomigliare sempre più all'omino Michelin.

Oggi mi viene da sorridere al pensiero di quello che scrissi quel 6 aprile su questo blog, dove nella riga "obiettivi" c'era un perentorio "mettere le scarpe da corsa ai piedi e muovere il culo", più un ottimistico "correre per 30' senza fermarmi a ritmo blando", ma allora ero molto serio. Ho un ricordo molto annebbiato di quel giorno, di me che cerco di trascinare a casa il mio carico di quasi 82 kg (nudo!) dopo qualche km corso a ritmo da bradipo e dopo aver sbagliato percorso imbattendomi in una salita che mi ha quasi ucciso. I dolori che ebbi il giorno dopo erano lancinanti, eppure, contro ogni logica, rimisi le scarpe da corsa e uscii ugualmente. E con il passare dei giorni mi sentivo sempre meglio, mentre le persone intorno a me iniziavano a preoccuparsi sempre di più per il mio "restringimento". Oggi peso 60 kg, e non rimpiango neppure un etto di quei 22 kg che ho buttato via., mentre da qualche km ansimante sono passato a percorrere 25 km in un singolo allenamento.

Il bilancio infortuni è quasi da guerra: due tendiniti lancinanti, una brutta storta (immaginate di piegare a novanta la caviglia con sopra un peso di 82 kg), e una periartrite che mi ha tenuto bloccato per 3 mesi. Ho tenuto duro per non tornare indietro, ed oggi quasi sto male se salto un allenamento importante. E sabato a Ploaghe farò la mia prima mezza maratona. Forse è troppo presto, avevo previsto l'obiettivo primario a maggio, ma cercherò di avvicinarmi all'ora e venti al primo tentativo. D'altronde osare è sempre stato il mio imperativo in questa avventura. E mancano ancora 178 giorni al mio esordio nella maratona.

E come scrissi allora, mi auguro buona fortuna...

domenica 3 aprile 2011

1° CORRI ITTIRI, POCO PIU' DI 7 KM, 25'12"

Con un Sole quasi estivo, in una bellissima giornata vado a gareggiare a Ittiri, nella primissima edizione di una corsa che già promette bene. Numerosi i partecipanti, nonostante la concomitanza con altre gare, e organizzazione tutto sommato efficiente, con un percorso presidiato in maniera bene onde evitare di far sbagliare strada ai corridori. E ce n'era davvero bisogno, perché il circuito saliscendi di circa 1200 metri che si snoda nel centro storico è molto tecnico con curve strette e improvvisi cambi di direzione. L'unico problema è stato per gli orari un pochino incomprensibili, il ritrovo è stato alle 8.30, la prima gara, la non competitiva, è partita alle 10.30. Inoltre, per l'alto numero di partecipanti la gara competitiva è stata divisa in due scaglioni, uno con quelli dai 45 anni in su e l'altra con gli assoluti e i master più giovani, anche perché l'intricato percorso avrebbe potuto creare problemi nel rilevamento pettorali. Alla fine siamo partiti alle 12.20, con un caldo che dopo due km ha iniziato a farsi sentire e un piccolo brontolìo allo stomaco per l'approssimarsi dell'ora di pranzo. Ma siamo tutti sulla stessa barca e facciamo buon viso a cattivo gioco, tanto più che a fine percorso ci viene offerto un bel rinfresco con salsiccia e formaggio di Ittiri, davvero molto buono.
La partenza è di quelle sprint, poi un atleta prende in mano la situazione e fa l'andatura, che man mano si dimostra al di là delle mie risorse attuali. Faccio i primi giri dunque con con un assoluto, che alla lunga però mi distacca e devo difendermi dalle retrovie. Rischio di perdere un pochino la pazienza a causa dell'esuberanza di alcuni bambini che volendo correre "con i grandi" mi intralciano facendomi perdere un pò il ritmo, alla fine arrivo al traguardo sfinito con un ultimo sguardo dietro per assicurarmi il podio, 3° in assoluto.

Rispetto ad Ozieri, ho sentito un pò le gambe a corto di forza, ma probabilmente è dovuto alla partenza troppo spinta, che mi ha costretto poi a fare tutta la gara a corto di fiato. Tutto sommato, però, posso dire che nelle difficoltà in cui mi sono trovato a causa di questo inconveniente posso ritenermi soddisfatto di aver tenuto duro fino alla fine, giadagnandoci anche una bella coppa. Un vero peccato però per gli orari di svolgimento, che mi impediscono di godermi come turista la rassegna di prodotti tipici in cui era incastonata la manifestazione, che era davvero interessante ma che non ho potuto ammirare. Spero il prossimo anno possano tenere conto anche di questo.